“Signore e signori, che
i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!”
In
un futuro post-apocalittico che non definirei troppo lontano, nel Nord America
è sorta una nazione nota con il nome di Panem, suddivisa in distretti, chi
ricchi e opulenti, chi poveri e degradati, con al centro Capitol City, sede del
potere e dell’oligarchia. Ogni anno da ogni distretto vengono estratti due
ragazzi tra i dodici e i diciotto anni per sfidarsi in un reality all’ultimo
sangue. L’ultimo che riuscirà a sopravvivere alla fame, alle calamità, agli
avversari sarà il vincitore. Questo “gioco” servirà da monito a tutti coloro
che avvertono il desiderio di ribellarsi al potere di Capitol city. Katniss fa
parte del distretto 12 e si offrirà volontaria nel momento in cui verrà
estratto il nome di sua sorella. Nell’arena cambierà il corso del suo destino e
di tutti coloro che la osservano.
Ho
avuto la grande pazienza e costanza di aspettare la pubblicazione in italiano
dell’ultimo volume prima di cominciare a leggere la saga ed è una decisione che
sì mi è costata fatica ma non rimpiangerò mai. Il poter leggere la trilogia
come una sorta di unico volume mi ha dato la possibilità di analizzarla a fondo
e poter cogliere molte delle sfumature che dilazionando la lettura nel tempo mi
sarebbero potute sfuggire.
Il
POV della storia è quello di Katniss una ragazza del Distretto 12, il distretto
dei minatori praticamente il più povero di Panem e forse per questo il meno
controllato, ciò ha permesso alla sua popolazione di ritagliarsi un angolino quasi
felice in cui poter vivere pur con tutte le privazioni e regole ferree che una oligarchia
impone. Katniss, pur essendo poco più che una ragazzina si è già assunta
l’onere di badare alla propria famiglia dopo la scomparsa del padre in un
incidente in miniera e la successiva depressione e catatonia della madre. Per amore
della sorellina impara a cacciare di frodo e vendere di contrabbando fino al
sacrificio supremo offrirsi come vittima sacrificale nell’arena al suo posto.
La ragazza che incontriamo nel primo volume è una cacciatrice, fredde e razionale
il cui unico scopo è ritornare a casa dalla sua famiglia che non può
sopravvivere senza di lei. Deve viver per loro ed in virtù di ciò non è
disposta a guardare in faccia a nessuno.
“Anche tu. E tu hai più
esperienza. Esperienza concreta” dice “ sai come si uccide.”
“Non la gente” ribatto.
“Ma c’è poi tanta
differenza?” chiede Gale in tono grave.
La cosa spaventosa è
che, se riesco a dimenticare che si tratta di persone, non ci sarà proprio
alcuna differenza.
L’incontro
con Peeta, l’altro tribuno del distretto 12, però la destabilizza. Peeta
dichiara di amarla e di essere disposto a morire pur di vederla vivere. Katniss
accetta ciò in funzione del gioco ma quando si rende conto che per Peeta è
vero, ecco che vediamo le sue difese creparsi e cedere.
Non riesco a evitare un
confronto tra quello che c’è tra me e Gale e quello che fingo ci sia tra me e
Peeta.[…] Un bisogno reciproco di sopravvivenza ha fatto incontrare me e Gale.
Io e Peeta, invece, sappiamo che la sopravvivenza dell’altro significa la
propria morte. Come si sfugge a una cosa del genere?
Il
primo libro si conclude con uno scontato lieto fine. I due amanti riescono a
sopravvivere all’arena nel pieno giubilo del pubblico, ma Katniss non riesce a
portare avanti la finzione, almeno con Peeta. Inoltre la loro vittoria diventa
un simbolo della debolezza di Capitol city, due ragazzi sono riusciti a
raggirare le regole imposte. Cosa potrebbe fare un’intera popolazione in
rivolta.?
Il
secondo libro “La ragazza di fuoco” si apre con i preparativi delle nozze tra
Katniss e Peeta, una messinscena messa in atto al fine di placare i venti di
rivolta che la loro vittoria ha contribuito da alimentare tra i diversi
distretti. Purtroppo si rivelano inutili
e Capitol city decide di risolvere a suo modo il problema. Alla vigilia della
75° Edizione degli Hunger Games, l’edizione della memoria annuncia che saranno
i vincitori delle passate edizioni a scontrarsi nell’Arena affinchè il popolo
possa ricordare che:
Anche il più forte tra
loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City.
All’apprendere
la notizia Katniss si dispera, già una volta ha ucciso e lottato per restare
viva e tornare a casa dalla sua famiglia e da Gale, ha avuto la sua occasione,
adesso decide che chi tornerà indietro dovrà essere Peeta, volente o nolente.
Ma non sa che c’è chi si adopererà per tenere in vita lei, perchè lei è la
Ghiandaia imitatrice, il simbolo della rivolta. Solo lei potrà tenere insieme i
distretti nella sfida a Capitol City.
In
questo volume Katniss inizia a perdere se stessa, all’inizio degli Hunger Games
sapeva perfettamente chi era lei, una cacciatrice, una sorella, un’amica
fidata. Adesso invece le vengo assegnati dei ruoli in cui stenta a
riconoscersi, prima una vincitrice, poi una fidanzata ed infine un simbolo per
un intero popolo. Ma di certo non è quello che Katniss voleva per se stessa. Durante
la narrazione la seguiamo in questa trasformazione che la spaventa e che non riesce
ad accettare, assistiamo a incontri, indizi, avvenimenti che dovrebbero
metterla in guardia, farle capire cosa sta succedendo ma che lei non riesce a
cogliere o non vuole, perché il suo unico desiderio e tornare in una casupola a
condividere un semplice pasto con le persone che ama.
E’ un bel po’ di roba
da digerire, questo piano intricato nel quale io ero solo una pedina,
esattamente come avrei dovuto esserlo negli Hunger games. Usata senza il mio
consenso, senza che nemmeno lo sapessi, almeno negli Hunger games sapevo che
stavano giocando con me. I miei cosidetti amici avevano un sacco di segreti.
Katniss
riesce a sopravvivere a questa nuova arena a discapito però di molte vite,
sacrificate proprio affinchè lei resti in vita, affinchè possa continuare a d
essere lo stendardo da seguire. Un’enorme esplosione devasta l’arena, Katniss
viene fatta fuggire verso il distretto 13 mentre Peeta viene catturato da
Capitol city. E’ proprio questo avvenimento che fa sì che Katniss riesca a
mettere a nudo la sua anima, Peeta era diventato il suo punto fermo, la sua
ancora, la sua parte complementare senza che neanche lei se ne accorgesse, ed
adesso la sua assenza la lacera e la distrugge. Katniss finisce in pezzi, pezzi
che nell’ultimo libro cercano faticosamente di essere rimessi insieme.
La
vicenda si sposta nel Distretto 13, distretto che si credeva distrutto durante
l’ultima ribellione ma che ha continuato a “propserare”, se così si può dire,
nel sottosuolo in attesa del momento di riscattarsi e poter prendere il potere.
Portavoce e simbolo del distretto 13 e la presidentessa Coin che non fa mistero
di disprezzare Katniss e il suo gruppo, ma non può fare a meno di lei. Quindi Katniss
è nuovamente manovrata. Persone diverse, stessi intenti alla fine.
Prima ci sono stati gli
Strateghi, che hanno fatto di me la loro star e poi sono stati presi dalla
frenesia di rifarsi per quel pugno di bacche velenose. Poi il presidente Snow,
che ha cercato di usarmi per spegnere le fiamme della ribellione con il solo
risultato di far diventare incendiaria ogni mia mossa. Dopo ci sono sati i
ribelli, che mi hanno intrappolata in un artiglio di metallo per prelevarmi
dall’arena, mi hanno eletta a loro Ghiandaia Imitatrice e infine sono stati
costretti a incassare il colpo di fronte alla possibilità che non desiderassi
affatto quelle ali. E adesso la Coin, con la sua manciata di preziose armi
nucleari e la macchina ben oliata del suo distretto, scopre che preparare una
Ghiandaia Imitatrice a svolgere il proprio ruolo è persino più difficile che
catturarne una. Ma lei è stata la più veloce a capire che ho un mio piano
personale e che quindi non ci si può fidare di me. Lei è stata la prima a
bollarmi pubblicamente come una minaccia.
La
rivolta scoppia cruenta tra i distretti fino a giungere al cuore di Capitol
city ed alla cattura del suo simbolo, il presidente Snow, ma nella corsa alla
celere conclusione della rivolta molte cose e vite vengono sacrificate. A Peeta
viene fatto il lavaggio del cervello tanto da non essere in grado di
riconoscere più il sogno dalla realtà, gli amici dai nemici, il vero dal falso.
Katniss è diventata un suo nemico, la persona da uccidere. Gale, l’amico
fidato, onesto e sincero, diviene uno stratega capace di creare bombe che
scoppiano in ritardo in modo da ferire i soccorritori. Prim la sorellina di
Katniss muore proprio a causa di una di queste bombe. Tutto ciò distrugge completamente Katniss
spingendola in una spirale di autodistruzione e follia.
E’
nelle ultime pagine, quando ormai l’oscurità del cuore di Katniss è totale, che
trovo quel barlume che spinge lei e me stessa a credere ancora a qualcosa, alla
speranza di un miglioramento, alla possibilità di un’evoluzione dell’essere
umano che lo spinga ad essere una persona migliore.
Quello di cui ho
bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che
significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua,
per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella.
La
trilogia è entusiasmante ed è una lettura che consiglio caldamente a tutti
quelli che iniziano ad affacciarsi al genere distopico.
Le
tante sinossi che si possono trovare in rete definiscono Katniss come la protagonista
della trilogia. Non è vero, è una pedina, il pezzo di una scacchiera, un pedone sacrificabile in un
gioco più grande, che viene mandato avanti per fare da esca.
La
vera protagonista è la società, così simile alla nostra, che si accontenta,
così come lo sapevano i Romani, e così come viene citato nel libro, di Panem et
Circenses (Pane e divertimenti). Non solo gli abitanti di Capitol City, ma
anche gli abitanti dei distretti, finchè ognuno poteva avere la sua razione di
cibo e di spettacolo, senza che questo andasse a influire direttamente sul suo
modo di vivere, nessuno ha trovato nulla da ridire o da condannare, almeno
apertamente. Neanche gli Hunger games risultavano tanto malvagi, a patto che
non coinvolgessero un familiare. Una volta spenti i riflettori e calato il
sipario, la vita avrebbe continuato a procedere immutata fino al prossimo
spettacolo.
La
stessa cosa possiamo dirla rivolta alla nostra società. In televisione vediamo
immagini tremende di bombardamenti, guerre, popolazioni affamate, attentati,
terremoti, alluvioni. Sul momento le immagini ci sconvolgono, ci fanno pensare,
ma una volta spenta la tv o cambiato canale, tutto finisce lì perché è lontano
da noi e dal nostro quotidiano. La maggior parte di noi è diventata cinica, insensibile,
quasi anestetizzata alle brutture del mondo, ed è una cosa che mi fa tremare
perché sono la prima a inserirmi in questo gruppo.
Gli
abitanti di Panem si ribellano solo perché ad un certo punto vedono qualcuno
che sovverte le regole, mette in discussione ciò che fino ad allora era stata pratica
comune. In questa confusione è il distretto 13 a farsi avanti. Nascosto nel
sottosuolo da 75 anni a prosperare, se
così si può dire, coglie l’occasione propizia per imporre il proprio potere. Ed
i distretti non si rendono nemmeno conto di essere diventati nella loro ricerca
di libertà, nuovamente delle pedine da manovrare.
Il
lettore vive la rivolta con gli occhi di Katniss, gli occhi di una ragazza che
per uno strano scherzo del destino si è ritrovata a essere centro della
rivolta, ma il suo modo di pensare e di viverla è quella di una persona figlia
della società di Panem. Fintanto che le persone che amava si trovavano al
sicuro per lei non c’era nessun problema a continuare a vivere come aveva
sempre fatto, anche sotto il giogo della dittatura di Capitol City. Il metter
in discussione il potere e successivamente la rivolta, fino ai suoi stessi
alleati, la portano in un vortice di autodistruzione che la conduce sull’orlo
della follia. Contribuiscono alla sua follia anche le vari morti che si
succedono a velocità impressionante nell’assalto alla città, difficili da
accettare, ma inevitabili in una ricerca di cambiamento e libertà che la
rivolta porta con sé.
I
personaggi che incontriamo sono reali e vivi proprio perché imperfetti,
descritti con le loro paure, le loro debolezze. La stessa Katniss non è la
solita protagonista piena di ideali e coraggio, nei momenti più difficili si
nasconde, rannicchiandosi in un angolo, in un armadio sperando che possano
passare senza un suo coinvolgimento.
Haymitch
con le sue intemperanze, il suo debole per la bottiglia, è in realtà un uomo
arguto, sorprendente per certi versi ma anche così dannatamente umano. Cinna e
i suoi meravigliosi vestiti che rispecchiano la metamorfosi di Katniss da
innocente fanciulla a ghiandaia imitarice. Peeta che a dir la verità non mi ha
entusiasmato nei primi due volumi salvo poi riscattarsi nell’ultimo, in cui ha
mostrato, forse grazie al lavaggio del cervello, una personalità forte e
complessa come e più di katniss.
Grande
simbolo ed emblema di questa saga è la ghiandaia imitatrice. Ho pensato spesso
al perché venisse scelto proprio questo uccello come simbolo della rivolta e
come copertina dei romanzi. E poi ci sono arrivata. La ghiandaia imitatrice è
un incrocio tra la ghiandaia chiacchierona, un ibrido creato da Capitol city
per spiare i ribelli ma che gli si è ritorto contro e un mimo, un uccello
libero di crescere nei distretti. La ghiandaia è il simbolo della possibilità
di fuggire al controllo degli oppressori, di coloro che pensano di possederci e
non sanno che in realtà la nostra forza e volontà ci permetterà di volare liberi.
L’uccello, la spilla,
la canzone, le bacche, l’orologio, il pane tostato, il vestito consumato dal
fuoco. Io sono la ghiandaia imitatrice. Quella che è sopravvissuta nonostante i
piani di capitol city. Il simbolo della ribellione.
Voto: 5/5 (Assolutamente da non perdere)
Bravissima Lara! Finalmente mi sono presa un attimo per leggerla... e mi hai fatto venire una gran voglia di rileggere tutto!!
RispondiEliminaNon vedo l'ora di avere il dvd! Purtroppo in america uscirà a giorni... noi invece dobbiamo aspettare metà settembre... che ingiustizia :(
anch'io sto aspettando il dvd, anche perchè il film non l'ho visto al cinema, non ho trovato nessuno che veniva con me e andare da sola non mi piaceva!!!!! spero proprio che non mi deluda dopo tanta attesa!!!!
RispondiElimina