lunedì 13 maggio 2013

Recensione: Delirium di Lauren Oliver


Delirium (#1)
Lauren Oliver
Piemme Freeway
€ 9,90
382 pg


Nel futuro in cui vive Lena, l'amore è una malattia, causa presunta di guerre, follia e ribellione. È per questo che gli scienziati sottopongono tutti coloro che compiono diciotto anni a un'operazione che li priva della possibilità di innamorarsi. Lena non vede l'ora di essere "curata", smettendo così di temere di ammalarsi e cominciare la vita serena che è stata decisa per lei. Ma mancano novantacinque giorni all'operazione e, mentre viene sottoposta a tutti gli esami necessari, a Lena capita l'impensabile. Si infetta: si innamora di Alex. E questo sentimento è come ritornare a vivere, in una società di automi che non conosce passione, ma nemmeno affetto e comprensione, Lena scoprirà l'importanza di scegliere chi si vuole diventare e con chi si vuole passare il resto della propria vita...

Provando a cercare sul dizionario la parola Delirium ecco quello che troverete:
  1. a.     In psicopatologia, stato di alterazione mentale, consistente in una erronea interpretazione della realtà, anche se percepita normalmente sul piano sensoriale, dovuta a profonda trasformazione della psiche e della personalità; sulla base del contenuto, può assumere varie forme: d. di persecuzione, d. malinconico, d. di grandezza, d. di gelosia, d. mistico, d. di trasformazione, ecc. 
  2. b.       Stato di esaltazione passionale: essere in d. d’amore. 

In un imprecisato futuro nella cittadina di Portland vive Lena in attesa di effettuare l’operazione che le permetterà di essere salvata dal terribile morbo del Delirium amoris nervosum al compiere dei suoi diciotto anni, una malattia mortale che non può portare altro che sofferenza, dolore, pazzia, fino all’inevitabile morte. Lena vuole essere guarita da questa tremenda malattia che ha portato sua madre al suicidio; la cura, un lavoro, un accoppiamento predefinito, una vita inquadrata in uno schema prestabilito, ecco quello che vuole. Almeno finchè la sua amica Hana non inizia a parlargli di altre possibilità, di musica da ascoltare non censurata, di feste in cui ragazzi e ragazze possono stare insieme nella stessa stanza a parlare, ballare e toccarsi. Finchè sul suo cammino non compare Alex e la malattia non comincia a fare il suo corso.


L’amore è la più mortale tra tutte le cose mortali:
 ti uccide sia quando ce l’hai che quando non ce l’hai.


Dopo aver sentito parlare e osannare questo libro fin quasi alla nausea finalmente mi sono decisa a leggerlo, tra un mal di denti dovuto al dente del giudizio e il conseguente mal di testa costante, e sarà dovuto a tutto ciò se forse non sono riuscita ad apprezzarlo adeguatamente fino alla fine, fino a quelle ultime due pagine che mi hanno fatto venire un colpo al cuore e un sospiro di sollievo al pensiero che sul mio scaffale già riposa Pandemonium, il seguito, anche se sbirciando qua e là sono sicura che mi aspetta qualcosa di sorprendente e strappacuore. Comunque una volta chiuso l’ho guardato per un po’ ed ho capito che si mi è piaciuto, tanto, tanto, anche se sono presenti qualche piccole imperfezioni. Partiamo quindi da qualche nota un po’ dolente:  innanzitutto mi è dispiaciuto non conoscere un pò più in dettaglio come si è giunti a una tale organizzazione politica e sociale, anche se devo ammettere che le citazioni di testi e le rivisitazione delle storie, dei testi di letteratura e medicina, il libro di Shh, sono veramente delle trovate geniali. Inoltre ho trovato qualche incongruenza a livello grammaticale e qualche refuso che mi hanno un po’ disturbato e non capisco se sia dovuto ad un errore dell’editing italiano.
Torniamo adesso a quello che ho amato, la storia e i suoi protagonisti. 

In questo mondo distopico  dove tutto è regolato da rigide regole e leggi, l’unico modo che hanno trovato per farle rispettare è estirpare dal cervello degli uomini quella folle idea dell’amore, non solo amore romantico, ma anche quello che si nutre per i figli, i genitori, i parenti, gli amici, gli animali, qualsiasi tipo di attaccamento è proibito e di conseguenza estirpato. Ma i sentimenti non hanno le loro radici nel cervello, in quella massa grigia che tutti ci portiamo dietro, bensì risiedono in un posto nascosto nel profondo della nostra anima, in un luogo oscuro e inaccessibile che non può essere sigillato solo manipolando la mente. Per questo motivo non sempre la Cura ha effetto, come nel caso della mamma di Lena, Annabel (è possibile trovare un e-book con la sua storia). Annabel continua a ridere, amare e soffrire, ed è a causa di questo suo Delirio da cui non riesce a guarire che alla fine si suicida, come raccontano a Lena. Lena cresce così con il terrore di provare sulla sua stessa pelle il Delirium, così come è accaduto anche a sua sorella ma che è stata salvata dalla Cura, e non vede l’ora di subire il procedimento. E poi incontra Alex e non riesce più a fare a meno della sua presenza, del suo sorriso, dei suoi capelli e degli occhi del colore delle foglie autunnali. Lena capisce che vivere non provando emozioni, accontentandosi di quello che altri decidono per noi, che ci impongono, non è vita, non si può essere felici se non si accetta anche la possibilità di soffrire.

Mi viene in mente che questo, questa indifferenza, questo senso di separazione dev’essere quello che lei e ogni curato provano tutto il tempo: come se ci fosse una spessa lastra di vetro isolante, tra loro e tutti gli altri. Quasi nulla penetra. Quasi nulla importa. Dicono che la cura riguarda la felicità, ma adesso capisco che non è vero e non lo è mai stato.
Riguarda la paura: paura della sofferenza, paura del dolore, paura, paura, paura; un’esistenza da animale cieco, che sbatte contro i muri, che strascica i piedi in corridoi sempre più stretti, una vita terrorizzata e monotona e insignificante. Per la prima volta in assoluto sento addirittura pena per Carol. Ho soltanto diciassette anni e so già qualcosa che lei non sa: so che la vita non è vita se la trascorri semplicemente galleggiando. So che il vero scopo, l’unico scopo, è trovare le cose che contano e aggrapparcisi e combattere per averle e rifiutarsi di lasciarle andare.

Alex è un Invalido, un non curato che vive nelle Terre Selvagge al di là della recinzione che imprigiona le città dei curati e nonostante le ristrettezze, le privazioni, fa parte attiva della Resistenza, di coloro che si oppongono al regime. Eppure non esita a mettere in pericolo la sua missione, la sua libertà purchè Lena sia libera di vivere la sua vita pienamente, anche senza di lui. Un amore che ricorda quello di Romeo e Giulietta, più volte citato come esempio negativo di quello a cui il Delirium può condurre ma che per Lena rappresenta in realtà la bellezza dell’amore portato fino all’estremo sacrificio, una testimonianza di quello che una persona è disposta a fare per coloro che ama.

“Amore”, una singola parola, una cosa evanescente, una parola non più grande o più lunga di un taglio. 
Ecco cos’è: un taglio; un rasoio.
Emerge al centro della tua vita e spacca tutto in due.
Il prima e il dopo. Il resto del mondo scompare.
Prima, dopo e durante, un momento non più spesso e non più lungo di un taglio.

Oltre ai due protagonisti inoltre non dimentichiamo Hana che nonostante sembri la più forte tra le due amiche in realtà si dimostra debole in un certo senso, la sua ribellione è superficiale, limitata alla trasgressione e non al desiderio di cambiare completamente, di sovvertire le convinzioni con cui è stata educata e cresciuta pur di vivere un breve scorcio di libertà. Ma il personaggio che più ho amato e mi ha colpito, pur nella sua piccola presenza, è quello della cuginetta di Lena, Grace, con la sua forma di resistenza, con la sua forza seppur nascosta, mi piacerebbe sentire ancora parlare di lei. Come dicevo all’inizio il finale mi ha incantato, non tanto per la storia perché in fin dei conti diciamo che è abbastanza prevedibile, bensì nel modo in cui viene descritto, nei sentimenti espressi da Lena, in quell’ultimo sguardo tra i due ragazzi e la corsa a perdifiato. Solo quelle due ultime pagine valgono tutto la storia. 

L’amore, la più mortale tra le cose mortali:
ti uccide sia quando ce l’hai sia quando non ce l’hai.
Ma non è esattamente così.
È colui che condanna e il condannato; il giustiziere; la lama; 
la sospensione di pena all’ultimo momento; il respiro affannoso; 
il cielo infinito sopra di te e il «Grazie, grazie,grazie, Dio».
L’amore: ti ucciderà e ti salverà.

VotoDecisamente un libro da non lasciarsi scappare


Vi lascio questo brano che mi ha colpito molto e che secondo il mio punto di vista è molto esplicativo dell’intero libro
 La maggior parte delle cose, anche i movimenti più grandi della terra, hanno origine da qualcosa di piccolo. Un terremoto che distrugge una città può cominciare con un tremito, un sospiro. La musica comincia con una vibrazione. L’alluvione che sommerse Portland vent’anni fa dopo quasi due mesi di pioggia ininterrotta, che si precipitò su per la collina oltre i laboratori e danneggiò oltre mille abitazioni, che trascinò copertoni e sacchi di immondizia e vecchie scarpe puzzolenti e li fece galleggiare per le strade come trofei, che si lasciò dietro un sottile strato di muffa verdastra, un puzzo di marciume e decomposizione che non se ne andò per mesi - l’alluvione cominciò con un rivolo d’acqua, non più largo di un dito, che lambiva le banchine.
E Dio creò tutto l’universo da un atomo non più grande di un pensiero.
La vita di Grace andò in pezzi per una singola parola: Simpatizzante. Il mio mondo esplose per una parola diversa: Suicidio.
Correzione: quella fu la prima volta che il mio mondo esplose.
La seconda volta è stato sempre per colpa di una parola. Una parola che si fece strada su per la mia gola e danzò sulle mie labbra e fuori di esse prima che avessi il tempo di riflettere o di
fermarla.
La domanda fu: «Ti va se ci vediamo domani?».
La parola fu: «Sì». 

10 commenti:

  1. bella recensione.sono tra le rare persone che ancora deve leggere questo libro.più leggo le recensioni più mi dico che devo...ma rimando sempre...

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    1. allora leggilo e unisciti al club, non te ne pentirai!!!

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    1. Grazie, Mik! alla fine mi sono decisa anch'io a cedere al Delirium!!!

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  3. Sono contenta che ti sia piaciuto! Io adoro questo romanzo *-*

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    1. non vedo l'ora di leggere Pandemonium!!! anche se ho un pò paura, ho la netta sensazione che mi strapperà il cuore!

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  4. Benvenuta nel club *uccidiamo la Oliver*, mai trovata un'autrice più sadica xD Però la amoooo!!!

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    1. grazie adesso aspetto la tessera di iscrizione ed intanto vado a ripescare Pandemonium, ho la netta impressione che con quel libro la voglia di ucciderla crescerà esponenzialmente!

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    2. Assolutamente sì! Oltre alla tessera, armati fino ai denti!

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    3. tesserata e armata, pronta quando vuoi!!!

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