lunedì 30 aprile 2012

Recensione: Sanctuary



Sanctuary
Aa. Vv.
Asengard Edizioni
€ 15,00
320 pg

Sanctuary è una città sterminata, dai mille angoli e dai mille misteri, della quale non si vedono i confini. 
Una metropoli dagli innumerevoli volti e dagli altrettanti passati, che ha visto centinaia di epoche intervallarsi l’una dopo l’altra, senza sosta. Un luogo dove si intrecciano storie di persone normali ed esseri soprannaturali, chiamati diversi e reietti, perseguitati dalla Loggia e costretti a vivere nell’ombra. 
Sanctuary è una città dove è facile incontrare streghe metropolitane che svolgono i loro sabba all’ombra di uno skyline di vetro e cemento; mutantropi in fuga tra i bassifondi cittadini; Dèi mischiati agli uomini, in cerca delle loro antiche origini, assieme a creature mostruose che si aggirano in cattedrali sotterranee, fra elfi e nani, goblin e orchi, demoni e angeli.
Sanctuary è molte voci in una sola: è tante menti e tante memorie raccontate in un unico, magico libro.

Sanctuary è un’antologia di racconti fantasy di tredici diversi autori italiani pubblicata dalla piccola casa editrice Asengard i cui ricavati sono devoluti in beneficenza. Il filo comune dei racconti è la città dove sono ambientati, Sanctuary, una metropoli in cui passato e futuro si mescolano, dove all’ombra dei grattacieli vivono i reietti della società e affianco agli umani puoi trovare ogni genere di creatura fantasy che si può immaginare, streghe, vampiri, licantropi, angeli, diavoli, gnomi, troll, goblin ecc. Sulla città e i suoi abitanti incombe la Loggia un’organizzazione con molti segreti.
L’inizio di ogni fine e La fine di ogni inizio di Luca Azzolini sono rispettivamente il racconto introduttivo e conclusivo dell’antologia. Il loro scopo è quello di condurci nel mondo di Sanctuary e di perderci nelle sue strade e nei suoi abitanti. E giunti alla fine riprendere le fila dei racconti per lasciarci sospesi in questo universo che sta pian piano sta cambiando.

La casa dei millepiedi di Pierdomenico Baccalario trasporta il lettore nelle case degli abitanti di Sanctuary, una sorta di Grande Fratello che spia le persone nella loro intimità e provvede a infliggere punizioni a chiunque commetta il minimo errore. Cosa succede però quando il carnefice si ritrova dall’altra parte perché il suo unico errore è quello di aver cercato un pò di calore umano? Un racconto leggermente inquietante che non sono sicura di aver capito a fondo.
La fabbrica delle leghe perfette di Solomon Troy Cassini invece ci trascina nella periferia estrema dove si nascondono i peggiori rifiuti delle diverse specie, ma tra loro si nasconde colui che un giorno lontano ha assaporato il potere ma non è stato in grado di controllarlo. Fuggendo ha trovato rifugio nell’angolo più oscuro di Sanctuary, pensando di essere al sicuro ha sottovalutato il detto l’apparenza inganna. Molto interessante questo racconto dove iniziano ad essere introdotti alcuni dei più classici personaggi fantasy, con un bel colpo di scena finale.
Le colpe dei padri di Franco Clun, purtroppo non l’ho capito. A parte le similitudini con i campi di concentramento nazisti e le sofferenze e le torture a cui furono sottoposti gli ebrei, devo ammettere che mi ha lasciato perplessa e confusa, in poche parole non ho capito dove voleva andare a parare l’autore.
Le storie che nascono in questa città di Francesco Dimitri mi è piaciuto molto. Narra il passaggio di mano di un oggetto che sembra nascondere un grande potere, in realtà il suo unico potere è l’importanza che gli viene data.
Anobium di Francesco Falconi invece racconta di una “moderna” caccia alle streghe, dove la strega in questione, in realtà un angelo caduto, viene punita per il suo peccato, escoli di sofferenza sembra non siano serviti ad insegnarle la lezione, in conclusione anche se vogliamo incolpare altri per i nostri errori rimaniamo sempre noi i nostri peggiori nemici.
Mirror Blues di Fabrizio Furchì ci conduce invece sotto la città dove regna l’anarchia per incontrare un immortale suonatore di Blues in missione per reclutare anime e un elfo con lo stesso desiderio ma per fini diversi.
Con Il ditirambo di Samarat di Michele Giannone si ritorna in superficie ad inseguire un poliziotto che ancora crede nel proprio lavoro, un informatico alla ricerca di un amore ormai perduto e un assassino su commissione, tutti sulle tracce di una setta che vuole risvegliare un demone capace di salvare Sanctuary da se stessa. Un’utopia in cui tutti crediamo, salvare la nostra società da se stessa, sarebbe meglio iniziare a preoccuparci di salvare noi stessi.
Angeli e uomini di Cecilia Randall, in questo racconto incontriamo nuovamente gli angeli e i diavoli che vivono in mezzo agli uomini, dove gli arcangeli sono disposti a salvare gli essere umani ma non ad ammettere di essere anche loro imperfetti e capaci di sbagliare. E’ un racconto che mi è piaciuto molto, mi piacerebbe conoscere di più Lily e dove la condurrà la sua sete di vendetta.
I passi della sera di Fabiana Redivo permette ai desideri nascosti dei suoi protagonisti di emergere nel chiarore della luna e diventare realtà, ma non sempre tutto è come lo immaginiamo, quindi forse è meglio restare con i piedi per terra perché in fin dei conti non tutti siamo certi di cosa si nasconde in fondo ai nostri cuori. Un racconto simpatico e divertente.
Foresta perduta di Egle Rizzo è forse l’unica storia d’amore della antologia, un amore che vuole essere negato ma che poi esplode, forse sarebbero state meglio meno parole e più azione, le prime pagine sono un pò difficili da mandar giù.
Redenzione (Serra Madre) di Antonia Romagnoli racconta di una creatura che vuole disperatamente essere un uomo, anche a costo di cacciare i suoi simili pur di dimostrarlo, ma non si può fuggire alla propria natura e a se stessi. Solo accettandosi si può raggiungere quella pace interiore a cui tanto si anela.
Saint Vicious di Luca Tarenzi è il racconto più simpatico; se due nemici mortali riescono ad andare d’amore e d’accordo grazie al linguaggio più universale che possa esistere come la musica, perché anche gli uomini non possono trovare un punto di incontro? Sul finale mi è piacito veramente tanto. (….Il punk è anarchia!)
Tutto sommato è stata una lettura molto interessante anche se un po’ difficile da seguire perché pur avendo tutti i racconti come punto in comune Sanctuary è chiaro che ogni autore ne avesse una sua visione che non sempre combaciava con quella degli altri. In questo forse pecca un pochino l’antologia, sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione nel definire a priori lo scenario. E anche vero che in questo modo è stato permesso agli autori di muoversi con maggiore libertà e creatività.
Un libro che consiglio soprattutto con l’avvicinarsi dell’estate e la necessità di letture veloci e brevi sotto l’ombrellone tra un bagno e l’altro.

Voto: 3/5 (Piacevole passatempo)

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