Benvenuti nel mio piccolo angolo tra le stelle alla settima tappa del Blogtour che accompagna l'uscita del nuovo libro di Patrisha Mar Ti ho incontrato quasi per caso seguito de La mia Eccezione sei tu. Mi scuso per lo scambio di tappe che c'è stato ma abbiamo avuto qualche problemino logistico.
Ma bando alle chiacchiere e via con il contenuto della mia tappa che sono certa state aspettando tutti con grande ansia: un brano inedito scritto appositamente per l'occasione da Patrisha e che racconta la famosa scena dell'ascensore ma vista dagli occhi di Daniel!! Reggetevi forte!
Oggi sono distratto. Sarà questo mal di testa che mi martella le tempie. Mi ci sono svegliato e mi rende particolarmente scontroso, il che non è da me. L’appuntamento con James, il fotografo per cui farò un servizio a Chamonix molto presto, si è appena concluso; per fortuna è un mio amico perché non ero proprio dell’umore adatto e non certo per colpa sua.
Ok, ieri sera ho esagerato con l’alcol. Stella insisteva. Assaggia questo cocktail, è divino... e io l’ho assaggiato, dopo un whisky doppio. Pessima idea. Ho il cervello che fa fatica a funzionare. Quasi quasi vado a casa e crollo sul divano.
Ah, giusto: Stella, per la cronaca, è la ragazza con cui esco al momento. Niente di serio, un paio di appuntamenti e una notte di sesso soddisfacente. Ha un corpo da favola e fa la modella, forse un po’ troppo magrolina per i miei gusti, ma la cosa importante è l’attrazione, e quella c’è, eccome. Però non credo che la nostra frequentazione durerà. In realtà dopo Delphina McDougal non ho avuto che piccole avventure. Non ho incontrato nessuna che mi prendesse al punto tale da impegnarmi e, purtroppo per Delphina, neppure con lei mi sono lasciato andare molto. Una parte di me non è mai stata veramente coinvolta e mi dispiace per questo. Ma sono fatto così.
Sto attraversando l’atrio di «Inside Look» proprio ora, diretto agli ascensori.
C’è una ragazza di spalle che parla con le tre impiegate che, ogni volta che passo, mi squadrano da capo a piedi. Ci sono abituato ormai, sono anche belle, forse troppo costruite per me. Non mi interessano. Passo oltre.
Dicevo che nessuna mi ha preso davvero, forse neppure Delphina, per quanto ci abbia provato. Non credo di essere fatto per l’amore, quello per cui le donne vanno matte. Romantico, appassionato e per sempre. Ho alle spalle una famiglia distrutta per mancanza di amore. L’esempio dei miei genitori mi ha solo insegnato a vivere alla giornata, godermi ogni momento e non cercare per forza qualcuna da adorare. L’amore vero probabilmente neppure esiste. Ma il sesso mi piace e mi basta.
Sono appena entrato nell’ascensore e non vedo l’ora di andare a casa, le tempie pulsano dolorosamente e senza pietà.
A un tratto sento un’invocazione di aiuto. «Fermi».
Istintivamente allungo la mano per bloccare le porte che si riaprono e faccio entrare la sconosciuta che poco fa era all’ingresso di «Inside Look».
«Grazie», mi dice, fissandomi con occhi sorpresi e incuriositi, almeno così mi pare, ma ho ancora un atroce mal di testa e non sono molto lucido. Forse abbozzo un mezzo sorriso, ma non ne sono sicuro. Le do una sbirciata veloce senza reale interesse. Ha un tailleur serioso di un colore che non la valorizza. Noto questi dettagli, è una specie di deformazione professionale. Ha curve generose al punto giusto e un visetto carino, poco truccato. Il mio osservarla finisce qui, ruoto il capo e guardo le porte, sperando che si aprano presto: soffro di claustrofobia. Non amo prendere gli ascensori, anzi, lo odio proprio. Come salire sugli aerei, ma sono costretto a farlo e così mi faccio forza. Cerco di controllarmi, posso riuscirci.
Ecco, perché questi pensieri adesso? Uno scossone e l’ascensore si ferma... Le luci si spengono e una fastidiosa lucetta rossa, parecchio inquietante, si accende. Sembra l’antro per l’inferno.
Ciliegina sulla torta, la sconosciuta si aggrappa al mio braccio per evitare di cadere. Ci guardiamo negli occhi e temo di non riuscire a trattenere il panico che mi sta assalendo. È solo questione di secondi. Già monta dentro di me, sento la gola che si chiude. Mi libero della ragazza e mi avvicino alle porte dell’ascensore, le tocco, quasi potessi aprirle. Ma il nervosismo è tanto. Inizio a colpirle. «Mi sentite? C’è nessuno? Siamo bloccati?».
Mi manca l’aria, devo fare qualcosa!
In maniera frenetica inizio a spingere tutti i pulsanti che trovo sul pannello vicino alle porte, ma non succede niente e mi sento morire. Davvero, comincia a mancarmi l’aria. I polmoni ci provano a inalare ossigeno, a pomparlo nel mio sangue, ma sembra che ogni respiro si faccia sempre più difficile e affannoso. Come se avessi fatto due ore di esercizio nella mia palestra. Deglutisco a fatica, sembra che persino la saliva raschia la gola secca.
Morirò qui dentro, è terribile!
«Non ti preoccupare, vedrai che fra poco ci tireranno fuori da qui». La sua voce mi giunge ovattata, ma avverto la pressione della sua mano sul mio braccio. Non mi rassicura, ma mi sembra un gesto premuroso il suo. Credo sia preoccupata per me, vorrei avere pensieri gentili anche io da rivolgerle, ma il massimo che posso fare è fissarla dritta in volto e dirle la verità, perché temo che presto avrà a che fare con un uomo davvero agitato e senza controllo. «Soffro di claustrofobia, capisci?».
Il viso della ragazza si fa un po’ più teso, non posso darle torto in fondo. Vorrebbe essere a chilometri da qui e anche io.
Comincio a camminare per i pochi centimetri che vanno da una parete all’altra dell’ascensore, in pratica sto quasi fermo. Frustrante, destabilizzante, devastante. Sento che i polmoni si stanno strizzando, smetteranno di funzionare presto e io cadrò qui dentro preda di un inevitabile attacco di panico.
«Fa’ un lungo respiro, ci tireranno fuori in un baleno, vedrai».
«Lo credi davvero?». Questa ragazza, pur avendo compreso che sono in difficoltà, non si rende conto di quanto. Sto per dare di matto qui dentro, vorrei prendere a pugni le pareti e gridare, e invece mi manca il fiato. Mi tolgo la cravatta, sperando che questo mi permetta di respirare meglio, ma non funziona. Agitarmi in questa scatola di metallo non mi aiuta.
«Ma certo, siamo in un palazzo pieno di uffici. Qui tutti producono, producono, affari, affari… Gli servono gli ascensori per accumulare euro. Ci tireranno fuori presto».
Dovrei esserle grato, invece questa sua voce delicata e queste sue parole di conforto mi fanno innervosire ancora di più. Sono ingiusto, ma sto per morire, ne ho diritto, accidenti. Tra me e me sto ringhiando, proprio come un animale in trappola. Nonostante tutto provo ad abbozzare un mezzo sorriso alla mia improvvisata coinquilina, ma non è che mi riesca proprio bene. Penso che mi sia uscita una smorfia. Ma continuo ad avere il mal di testa che mi trafigge e il panico che mi assale, non può pretendere più di così.
E lei che fa? Si presenta! Adesso. Non ho tempo per le presentazioni, voglio uscire da qui e dimenticarmi di lei e di questo posto infernale.
«Ciao, sono Sara De Michele».
«Mi chiamo Daniel, Daniel Gant». Le rispondo senza entusiasmo, non mi interessa sapere come si chiama né dirle come mi chiamo io. Non diventeremo amici, non ci vedremo mai più una volta usciti da qui e io voglio uscire da qui. Merda.
«Piacere Daniel, ora… Cerchiamo di rilassarci, ok? Perché non ci sediamo, ti va?». Si accomoda per terra e io ora come faccio a far finta di camminare in questo spazio angusto? Accidenti, sto per gridare davvero.
«Soffro di claustrofobia. Morirò qui dentro». Ecco l’ho detto, spero che afferri la gravità della situazione.
«Dovresti provare a rilassarti, vedrai che fra pochi minuti saremo fuori». Mi prende per mano e mi costringe a sedermi accanto a lei. Una presa garbata ma ferma, la ragazza ha le idee chiare. Beata lei.
«Non so quanto potrò resistere. Sono già rimasto chiuso in un ascensore in passato». Adesso mi tocca anche fare conversazione? Nessuno ci porta un tè e dei pasticcini? Sul serio, io non sono così, ma il mal di testa mi uccide e l’attacco di panico che sto cercando di controllare sta per avere la meglio su di me, non è un gran momento per il sottoscritto e non riesco a essere affabile come al mio solito.
«E che cosa è accaduto?»
«Credimi, è meglio non saperlo».
E Sara che fa? Comincia a parlare di spiaggia, di onde, vuole distrarmi con qualche immagine da cartolina? Ma per favore.
«Che fai nella vita?». Ecco, parlami di te e ti prego basta cavolate. Chiudo gli occhi cercando di non ascoltarla.
Ma qualcosa attira involontariamente la mia attenzione. Apro gli occhi di scatto. Mi ha appena raccontato la sua mattinata piena di casini, io sono incappato per sbaglio nella sua vita? «Grandioso, per errore sono capitato nel tuo Triangolo delle Bermude!».
«Stai insinuando che porto sfortuna?». Finalmente perde la sua patina di brava ragazza e tira fuori i denti, io è da un pezzo che vorrei farlo.
«Dico che l’ascensore si è bloccato durante il tuo incubo personale».
«Io sono entrata nel tuo ascensore per seconda, forse ce l’aveva con te». Mette il broncio e incrocia le braccia. Per la prima volta credo di vederla davvero. È buffa, e adesso che fa l’arrabbiata diventa simpatica e umana. Quel suo fare da crocerossina era fastidioso. Ora riesco a sorridere e ad ammorbidire il tono della mia voce, mi sento stranamente più calmo. «Potresti avere ragione, dopotutto gli ascensori non mi amano. Cerco sempre di evitare di prenderli se mi è possibile, ma sai… a volte non ci sono alternative! Grattacieli… tanti piani…».
«Stai cercando di fare dell’ironia?»
«Guarda che io sono un tipo spiritoso solitamente, ma credimi, faccio una grande fatica in questo momento».
«Temevo di essere io il problema».
Sono più calmo forse, ma fa un caldo infernale qui dentro. Mi sbottono la camicia, e noto che Sara non stacca gli occhi da me. Ci sono abituato, succede sempre così, credo che neppure lei sia immune al mio fascino. Tipico.
Scambiamo qualche parola sul suo colloquio andato male e ci studiamo diligenti, senza molto altro da fare.
E poi quando le chiedo: «Perché mi fissi così?», lei sobbalza, fa tenerezza perché sa che l’ho colta in flagrante.
Ma la sua risposta è sincera e per questo avverto ancora più benevolenza nei suoi confronti.
«Ho visto alcuni tuoi servizi fotografici».
«Quindi sai chi sono?»
«Diciamo di sì, ma onestamente non mi ricordavo il tuo nome. Intendevo che non sono una che legge molto le riviste di moda, è mia sorella Virginia l’esperta». Si è istintivamente morsa il labbro in evidente difficoltà, e ho provato un sussulto al cuore, una cosa inaspettata, credo dipenda dal fatto che sto per morire asfissiato, oppure non so... quel gesto mi ha fatto provare qualcosa. Era sexy e mi è piaciuto.
Continuiamo a parlare, ma in verità la osservo con maggiore attenzione. Ha delle belle labbra, carnose, penso soffici. Ma uno scossone terribile sconquassa il nostro piccolo mondo, e mette fine ai miei pensieri sulla sua bocca.
Cazzo, stiamo precipitando. Scatto in piedi tremando, non ce la faccio più, non riesco a controllarmi. Ho perso la mia battaglia, ora perdo i sensi. Mi troveranno spiaccicato su questo pavimento lercio, tra le braccia di un’infermiera improvvisata dal broncio buffo e intrigante. Forse dopotutto non è una brutta morte.
«Mi sento male, mi manca l’aria». Giubbotto e camicia sono diventati insopportabili, ho la pelle che brucia. Me ne sbarazzo. Non mi importa rimanere a torso nudo, chi se ne frega della decenza e delle buone maniere, sto letteralmente andando a fuoco.
«Calmati, ti prego, vedrai…». È spaventata, io l’ho spaventata con il mio atteggiamento e anche lei come me è bloccata qui. Sono un fottuto egoista, ma proprio non riesco a essere generoso ora. Sono in tilt.
«Non capisci, non respiro».
Ecco un altro scossone. Forse quello definitivo prima di precipitare. «Mi manca l’aria!», continuo a ripetere come un ossesso.
Sara De Michele mi sorprende e lo fa nel modo più incredibile e pazzesco. Le sue labbra si attaccano alle mie, senza nessun preavviso, senza nessuna esitazione. Un secondo prima è distante da me, quello dopo si preme sul mio corpo e la sua bocca generosa accarezza la mia, con audacia, ma anche con timore. Mi piace, dannazione, se mi piace. Ricambio il bacio con curiosità e interesse, e la sua morbidezza è quello che ci vuole, il mio cuore batte forte ma non per la paura di morire, bensì per la voglia che all’improvviso ho di lei. Cerco i suoi fianchi e li accarezzo, mentre la attiro ancora più a me. I miei sensi sono all’erta. Sto andando a fuoco, di nuovo, ma per il motivo giusto questa volta. Lei è carina, anzi ora che ci penso mi sembra più che carina, mi sembra uno schianto e come mi bacia... Mi manda su di giri... Non mi importa più della claustrofobia, del mal di testa, dell’ascensore, di niente, la sto divorando e questo mi esalta.
«Scusate, disturbiamo?».
Sara e io ci voltiamo di scatto per trovarci di fronte a un vigile del fuoco che sghignazza. Non mi sono accorto di nulla. Ma che mi ha fatto questa ragazza? È una strega forse? Sono sotto un incantesimo?
La mente torna a farsi lucida e vedo che Sara, tutta rossa, cerca di ricomporsi come può. Così mi ricordo che sono a torso nudo. Chissà che impressione diamo, ma che mi importa, anzi quasi quasi suggerisco al pompiere di andarsene per riprendere da dove ci siamo interrotti. Ma davvero sto pensando questo? Sgrano gli occhi sorpreso e lancio uno sguardo furtivo a Sara. Ha le guance viola e il capo chino, si vergogna, è così evidente e mi fa tenerezza. Poco fa era una donna intraprendente e focosa, e ora pudica e innocente. Chi sei Sara De Michele?
Esce dall’ascensore per trovarsi davanti un muro di persone e io con lei. Mi hanno riconosciuto sicuramente, e di certo i nostri atteggiamenti compromettenti ci mettono in una posizione scomoda. Sono un po’ infastidito e l’istinto di proteggerla viene a galla improvviso, ma mi sento di ringraziare il vigile del fuoco, in effetti sono fuori dall’ascensore e questo mi permette di respirare di nuovo aria pura, o quasi.
«La ringrazio per l’aiuto. Soffro di claustrofobia e la signorina…».
«Sì, ho capito, faceva la respirazione bocca a bocca». Non dovrei ridere ma c’è qualcosa di vero in questa battuta e quindi sfodero la mia risata di circostanza, non una vera risata, ma di quelle che uso per le videocamere e le interviste. «Qualcosa del genere, sì!».
D’istinto cerco lo sguardo di Sara perché mi sento in colpa verso di lei, che infatti sta sgattaiolando via, lontano da tutti noi e dal suo terrificante imbarazzo. Che stupido sono.
Ringrazio ancora, poi le corro dietro, giù per le scale. La chiamo. Ma lei non si ferma. Ci credo, non vuole vedermi e ha ragione. Ho riso di lei poco fa, ma l’ho fatto per stare al gioco.
Eccola, la vedo. Non riesco a fare a meno di toccarla e così la blocco per un braccio e la costringo a fermare la sua assurda corsa. «Perché sei scappata in quel modo?». Conosco il perché, l’ho letto sul suo volto, ma troverei rassicurante sentirlo da lei.
«Sono scappata perché ero imbarazzata e… ok… mi devo scusare... Ho letto da qualche parte che baciare aiuta a calmare chi soffre di attacchi di panico e così ho pensato che fosse una cosa da provare. Non volevo baciarti, ma solo aiutarti. Non vado in giro a baciare estranei negli ascensori e senza camicia… e neppure con la camicia… negli ascensori intendo… sto straparlando». Balbetta e lo fa con un rossore che la rende incantevole. Per un attimo mi sento di nuovo rapito da lei e da questa sua ingenua dolcezza.
Ma poi una risata mi esplode in bocca, allegra, la mia vera risata, quella che riservo per i pochi intimi. Le accarezzo il viso, lo faccio senza pensarci, ha la pelle di seta. «Calmati, ho capito cosa intendi e ha funzionato, mi sono davvero distratto. Baci bene».
«No, dico, vuoi vedermi diventare rossa come un peperone? Vorrei evitarlo, ti prego».
«Va bene, certo che sei buffa».
«Proprio quello che ogni donna di questo mondo vorrebbe sentirsi dire dopo essere stata baciata. Scherzo, dài».
Finalmente la tensione si è allentata e stiamo bene, è tutto normale, è tutto a posto, tranne il fatto che vorrei baciarla ancora. Che strano.
Come è strano che, pur non conoscendola, voglio rivederla, per una volta, per due volte, per mille volte, non lo so, ma non voglio che sparisca, desidero che ci sia ancora nel mio futuro per un po’.
«Mi dai il tuo numero di telefono?»
«E per cosa?»
«Come per cosa?».
Mi sta fissando interdetta, non capisce davvero, non crede mi interessi sul serio. Mi viene da ridere, ci sono donne che farebbero carte false per essere chiamate da me e lei tentenna. «Dammi il tuo numero, su. Così uno di questi giorni ti invito a cena per ringraziarti di avermi fatto superare un attacco d’ansia. Hai i tuoi metodi, ragazza, e funzionano».
«Va bene allora, puoi chiamarmi quando vuoi…». Sembra frastornata, una reazione che riconosco. «Non intendevo per baciarti, eh?». Adesso si affloscia come un soufflé. «Lo so, sono buffa».
«Un po’, tendi sempre a spiegare tutto, ma qui non c’è niente da spiegare, mi va di invitarti a cena. Che c’è di male?»
«Niente».
Finalmente mi accontenta e ho il suo numero di telefono. Questa giornata ha preso una piega davvero positiva. Poco fa pensavo di morire soffocato e ora pregusto una serata con Sara. Voglio baciarla ancora, voglio sapere qualcosa di lei. La voglio.
Scendiamo le scale vicini, scambiando qualche parola e poi mi succede quello che capita spesso, vengo accerchiato da una nuvola di fan che chiedono un mio sorriso, un mio autografo, un mio abbraccio e la cosa non mi dispiace. Anzi, mi rende felice. Così le assecondo, ma faccio in tempo a sbirciare Sara che esce da «Inside Look» e a strizzarle l’occhio.
Lei non lo sa, ma con me la signorina Sara De Michele non ha ancora finito.
Anzi, tutto deve cominciare ancora.
Spero che vi sia piaciuta e vi siate divertiti durante questo blogtour! Domani scadrà il termine per partecipare e sperare di aggiudicarsi una delle due copie cartacee messe in palio! Per chi si fosse perso qualcosa ecco un breve riepilogo delle tappe e delle regole per partecipare
21 Aprile - 1° Tappa: Presentazione + Incipit, Lettrici Impertinenti
22 Aprile - 2° Tappa: Estratti, Il rumore dei libri
23 Aprile - 3° Tappa: Playlist + Fancast, Coffee&Books
24 Aprile - 4° Tappa: Intervista a Daniel&Sara, Starlight Book's
25 Aprile - 5° Tappa: Intervista all'autrice, Bookish Advisor
26 Aprile - 6° Tappa: Le ricette di Nonna Glicine, Romanticamente Fantasy
27 Aprile - 7° Tappa: Extra, Stelle nell'Iperuranio
Le regole obbligatorie da seguire per partecipare.
1) Diventate LETTORI FISSI di tutti i blog partecipanti.
2) Condividere il blogtour su un qualsiasi social.
(Potrete farlo tutti i giorni, per una volta al giorno).
Assicuratevi di avere la privacy del profilo pubblica in modo da poter controllare le condivisioni.
3) Commentate tutte le tappe del BlogTour.
4) Mettete “Mi piace” alla pagina Facebook della Newton Compton.
5) Mettere "Mi piace" alla pagina Facebook di Patrisha Mar.
Mio dio che meraviglia ♡.♡
RispondiEliminaÈ stato bellissimo leggere questo estratto!!!
Cavolo mi dispiace che il blogtour stia giungendo a termine!
Partecipo al blogtour e al Giveaway ;-)
Lettori fissi: Rosy Palazzo
email: rosy.palazzo1612@gmail.com
Instagram: @ross_3193
Facebook e Google+: Rosy Palazzo Non ho Twitter!
Grazie mille per l'opportunità e complimenti a tutti per il grande lavoro che avete fatto durante il blogtour, avete reso tutto meraviglioso ♡
Un estratto molto intimo, empatico. Bello, mi piace!
RispondiEliminaPeccato il blog tour sia terminato!
wow io mi devo riprendere sul serio ** rivivere questo momento ma dalla parte di Daniel mi ha Uccisa!!! io li adoro basta la smetto se no faccio un papiro ahahah grazie di tutto ho adorato ogni singola tappa e questa è stata la ciliegina sulla torta <3
RispondiEliminaBellissimo!!! Grazie per aver condiviso con noi l'estratto.
RispondiEliminaCommuovente!!! E' stato un blog tour stupendo... complimenti e grazie per l'opportunità!! :)
RispondiEliminaBellissimo *__* mi sono emozionata di nuovo *___*
RispondiEliminaComplimenti Patrisha!
Millalalla
Peccato che sia finito questo blogtour! Mi ha fatto piacere leggere il loro primo incontro dalla parte di Daniel. Sono iscritta al blog come ValentinaC
RispondiEliminami è piaciuto molto questo estratto, ora non mi resta che leggere il libro!
RispondiEliminaChe meraviglia *__* Complimenti Patrisha, non deludi mai
RispondiEliminaQuando ho letto "soffro di claustrofobia" mi è venuto spontaneo sorridere!!! Ho pensato: È lui!!! *____*
RispondiEliminaPeccato che è finito....mi ha fatto conoscere questo libro che già sta in lista☺
RispondiEliminaOhhhhh, davvero emozionante! *_* E' stato bello trascorrere questi giorni insieme a Daniel, Sara, Pat e tutte voi!!! Spero davvero di poter vincere una copia del romanzo, ma in caso contrario posso dire di aver partecipato al Blogtour più bello!!! Grazie ancora di questa opportunità e incrociamo le dita *_*
RispondiEliminaQuesto extra è così carino che ho gli occhi a cuoricino ed è una conclusione perfetta per questo blogtour! <3
RispondiEliminaChe meraviglia *_* grazie mille per questo estratto!!! mi dispiace che questo blogtour sia giunto al termine :(
RispondiEliminati seguo come Maria calafiore
RispondiEliminabellissimoo questo estratto
email:stelline9495@hotmail.it
Questo estratto mi ha incantata!!!!
RispondiEliminaComplimenti!!!
E-mail patrizia.piras782@gmail.com
bellissimo estratto wow ma come si fà a non partecipare a questo magnifico blogtour peccato essere arrivati alla fine sigh sigh
RispondiEliminaemail stefania6831@virgilio.it
Bellissimo stralcio, molto bello e interessante! Mi piace il tuo modo di scrivere!
RispondiEliminaOddio troppo bello,ho davanti agli occhi la scena dell'ascensore,non vedo l'ora di scoprire cosa succederà dopo. Complimenti!
RispondiEliminamila.mali@hotmail.it
Bellissimo estratto.l'ho letto tutto d'un fiato!non vedo l'ora di leggere questo libro !
RispondiEliminaQuesta tappa è sicuramente la mia preferita, leggere di come Daniel si sia innamorato di Sara è forse l'aspetto del libro che mi intrigava di più, e se questo è solo un assaggio, non oso immaginare il resto!
RispondiEliminaChe meraviglia! *_*
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