mercoledì 19 settembre 2012

Recensione: Bitterblue di Kristin Cashore


Bitterblue
Kristin Cashore
DeAgostini
€ 14,90
607 pg

Sono passati 8 anni da quando la principessa Bitterblue e il suo popolo sono stati salvati dai piani diabolici di suo padre Leck. Ora il regno è in pace, anche se il ricordo dell'ex sovrano, psicopatico e violento, è ancora vivo. Curiosa di conoscere cosa accade oltre le mura del castello, Bitterblue scappa, scoprendo ben presto che il solo modo di superare 35 anni di vessazioni è quello di rivangare e rielaborare il passato. Due ladri, che hanno giurato di rubare solo ai malfattori, cambieranno per sempre la sua vita, perché possiedono la chiave per svelare la verità sul regno di Leck. E uno di loro, un Graceling, potrebbe avere anche la chiave per il suo cuore


Ambientato nei Sette regni dieci anni dopo Graceling e ben cinquanta dopo Fire, il terzo libro della trilogia dei sette regni di Kristin Cashore narra il governo della regina Bitterblue, succeduta al padre Leck, un re sanguinario e gracileng capace di far credere vere a chiunque le sue menzogne fino a negare la realtà vissuta sulla propria pelle.

Bitterblue, come nuova regina di Monsea, si trova a dissipare le nebbie e gli orrori della dittatura, più che monarchia, imposta dal padre e nel farlo si circonda dei suoi amici più fidati, che abbiamo già incontrato in Graceling, e dei consigliere di suo padre in cui pone una fiducia illimitata.
In realtà la nuova Regina sembra brancolare nel buio, non conosce il suo regno, i suoi vassalli, i suoi sudditi. I suoi consiglieri la tengono rinchiusa nella torre, sede del suo ufficio, impedendole di conoscere la realtà sommergendola di carte. E mentre Po, Katje, Giddon, Raffin e Bann giungono da lei raccontandole storie sulla vita nei sette Regni, sulle rivolte che scoppiano, di cui loro sono i capogruppi, per rovesciare sovrani ingiusti e crudeli, cresce in Bitterblue il desiderio di uscire dal suo castello, che per quanto meraviglioso e denso di abitanti come una piccola cittadella, è in realtà una prigione dorata in cui lei è l’ultima a conoscere la verità su quanto la circonda. Una notte approfittando del fatto che le sue spie entrano ed escono indisturbate dai suoi appartamenti, prende in prestito la loro identità ed esce per le strade delle sua capitale, ammirando i sobborghi e i ponti che aveva potuto vedere solo da lontano e rifugiandosi in una taverna dove vengono narrate storie sul governo di Leck, molto più vere dei rapporti che i suoi consiglieri continuano a propinarle. Notte dopo notte si addentra sempre più nei vicoli della capitale e conosce due ladruncoli Zaf e Teddy, che oltre agli oggetti sembrano rubare piccole verità su suo padre e le aprono gli occhi su quello che sta accadendo. Qualcuno la vuole tenere all’oscuro su quello che è veramente successo durante il regno di Leck e per farlo non esita ad uccidere, incendiare e sabotare ogni tentativo di Bitterblue di far luce sul passato. La regina dovrà fare affidamento solo sulla sua mente fredda, su una quantità non indifferente di indizi e misteri, fino a cercare di risolvere codici intricati, per capire chi tra le persone che la circondano è veramente degno della sua fiducia e capace di costruire insieme a lei un regno migliore.

Ammetto che questo libro è una delusione, specialmente se messo a confronto con i precedenti che ho consigliato in ogni dove ed a questo punto dovrò rimangiarmi il consiglio, almeno per l’ultimo. Diciamo però che Graceling e Fire possono essere tranquillamente letti ed amati, mentre Bitterblue può essere semplicemente lasciato da parte perché, purtroppo, non aggiunge niente ai precedenti anzi sembra svilisca i personaggi che ho tanto amato riducendoli quasi a delle macchiette e non approfondendo sufficientemente i nuovi introdotti.
Al pari dei precedenti questo libro è incentrato su una sola protagonista dei sette regni ma tra loro c’è un abisso.
In Graceling avevamo incontrato Katje, una ragazza graceling (i graceling sono persone nate con un dono che può essere dal più stupido, come ingoiare una torta intera senza farsi venire il mal di pancia, al più spettacolare, come i telepati, il dono della sopravvivenza, della lotta, del canto ecc…) che viveva alla corte dello zio, re Rand e del suo incontro con il Principe Po, la nascita del loro amore e del viaggio intrapreso per la salvezza della principessa Bitterblue, cugina di Po.
In Fire, prequel di Graceling, ambientato in un regno aldilà delle catene montuose dei Sette regni, la Valle, in cui esistono animali con aspetto così meraviglioso e poteri mentali così forti da poter far fare qualsiasi cosa a chiunque, la protagonista è Fire, appunto, l’unico mostro umano, a parte il padre, sofferente alla sua condizione di donna più desiderata di tutto il regno, capace di piegare eserciti solo con il suo sguardo e prigioniera di un padre che per follia può essere tranquillamento associato a Leck, capace di torturare e seviziare vittime innocenti per il proprio tornaconto. In questo libro seguiamo la ragazza affrontare un viaggio per espiare uno dei più grandi peccati che una figlia possa commettere e trovare la propria identità come persona e non come Mostro.
Quindi i primi due libri parlano di donne forti, determinate, con poteri indicibili, ma che non si fanno sopraffare da essi, anzi combattono perché vengano riconosciute come persone straordinarie  a dispetto dei loro doni. Lo stile in cui sono scritti è lineare, pulito, schietto, ogni argomento  è toccato senza censure, per quanto possa sembrare scabroso o poco adatto. Invece in Bitterblue, si nota una censura, un riportare il libro nel genere Young Adult quindi evitando di toccare certi argomenti, forse non ricordandosi che molte volte i ragazzi sono molto più svegli e preparati degli adulti e glissare su certi argomenti non è sempre la decisione migliore. Inoltre la protagonista, Bitterblue, non ha niente della forza delle sue co-protagoniste della trilogia. La vediamo brancolare nel buio per quasi tutto il libro, che onestamente è troppo lungo, potevano essere tranquillamente tagliate 200 pagine con buona pace di tutti, tra intrighi, codici da risolvere e verità che non riesce ad accettare anche se lei stessa ne era alla ricerca. Anche la parte romance è poco credibile, specialmente per quanto riguarda il ladro, invece penso che sarebbe stato meglio approfondire quella che penso di aver intuito avviene all’interno del castello. Inoltre, anche se non ricordo perfettamente i due libri precedenti, credo di aver colto più di una incongruenza.
Peccato per questo volume conclusivo che non chiude degnamente una saga piena di potenziale e buone promesse. Spero che se Kristin Cashore decidesse di ritornare dei Sette Regni possa ritrovare la strada che l’aveva guidata degnamente nei primi due volumi e si possa considerare quest’ultimo solo un incidente di percorso.
In conclusione non mi sento di bocciare del tutto Bitterblue, perché alla fine è sempre piacevole ritornare in un posto che si è tanto amato e incontrare personaggi che ci hanno accompagnato per un piccolo tratto di vita, inoltre la lettura non è eccessivamente pesante (anche se come già detto avrebbe potuto essere più breve), forse non sarei rimasta così delusa se non l’avessi caricato di troppe aspettative in precedenza.
Note positive?
  • 1)      Morte, il bibliotecario, uno dei miei personaggi preferiti, o forse solo perché invidio il suo Dono!!!
  • 2)      Le copertine dei tre volumi sono meravigliose molto esplicative dei contenuti dei romanzi, ed è molto interessante l’impaginazione con le cartine dei territori e le immagini dei luoghi.

Voto: 3/5 (Piacevole passatempo)
Sul sito dell’autrice è possibile trovare le copertine di tutte le edizioni pubblicate nel mondo (qui). 
Le mie preferite sono quelle dell’Australia e Nuova Zelanda 





e della Germania.








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