Benvenuti nel mio piccolo angolo tra le stelle, oggi ospito la terza tappa del Blogtour di Teufel, il Diavolo di Eilan Moon e Antonella Ghidini, un tour che ci sta permettendo di scoprire di più sull'universo di questo bellissimo libro. Nella prima tappa sul blog I libri di Lo abbiamo conosciuto il branco di Teufel, nella seconda tappa su 300 Grammi di carta e inchiostro sono stati approfonditi i personaggi, in questo appuntamento daremo un'occhiata a quelle che sono le leggende e le tradizioni che hanno un posto di rilievo nella storia di Irina e Teufel. Ad accompagnarci in questo viaggio le parole di Eilan Moon e Antonella Ghidini ma anche un ospite di eccezione e di rilievo Marika Bovenzi, archeologa ma soprattutto lettrice compulsiva che ci tiene buona compagnia sulle pagine di Facebook.
Prima di tutto ecco il libro in palio
Teufel Il diavoloEilan Moon e Antonella Ghidini
€ 2,95
280 pg
Recensione
Mi chiamo Irína Volkova ed ero una ragazza felice e con molti sogni da realizzare. Ma una notte sventurata mi ha rubato tutto ciò che avevo e le persone che amavo. Da quel momento a Sovodky era rimasto solo il nulla per me e la mia anima gridava di scappare e non tornare mai più. E così ho fatto. Ma in quel paesino c'è ancora lui che mi aspetta in silenzio, che attende il mio ritorno. Anche io vorrei riabbracciarlo: Dima è tutto ciò di cui ho bisogno, ma rappresenta anche la vita che ho perduto e che non mi apparterrà mai più. Finché so che mi aspetta, io non posso sperare di dimenticare il dolore: devo liberarmi per sempre di quella vita e a questo scopo devo dirgli addio, non posso escogitare continue scuse per rivederlo. La decisione è ormai presa e non tornerò sui miei passi. La sofferenza è troppo grande, così intensa che in alcune occasioni ho desiderato la morte. Nessuno può capirmi nemmeno Dima, l'altra metà del mio spirito. Ma il destino non è d'accordo con me, forse qualcuno ha udito il grido soffocato della mia anima e quel qualcuno ha un nome: Teufel.
Chi è Teufel?
Un protagonista unico e indimenticabile, per una sconvolgente storia che rimetterà in discussione tutto ciò che avete sempre pensato sul sacrificio e sulla forza del branco.
E voi cosa scegliereste tra la sicurezza di coloro che amate e la salvezza di un innocente che ha bisogno del vostro aiuto?
Teufel ha scelto!
Ed ora tuffiamoci nelle tradizioni e leggende della Russia di Teufel
Il braccialetto di Irina
Eilan: Irina
indossa un braccialetto di cuoio rosso che secondo la tradizione dovrebbe
portare fortuna e proteggerla. Questa usanza è tratta da una tradizione russa
che è ancora in auge, quella di legare al polso del neonato un pezzo di stoffa
rossa che lo proteggerà nei primi mesi di vita. Per rendere questa usanza più
verosimile nel romanzo, la stoffa è stata sostituita dal cuoio, in caso
contrario non avrebbe potuto resistere al trascorrere degli anni
Antonella:Per quanto riguarda gli animali invece, il filo rosso è una
loro tradizione contro la sfortuna, il malocchio diremmo noi. Lo si mette anche
intorno al collo del cucciolo più bello della cucciolata per preservarlo da
invidia e cattiverie dei concorrenti.
Marika: Tra le dee celtiche si narra ci fosse Arianrhod, dea lunare
e signora del destino, è una figura della mitologia gallese che riveste un
ruolo significativo di iniziatrice, custode di segreti, delle fasi lunari e per
estensione di tutte le questioni femminili, dalla fertilità alle nascite, ai
matrimoni, ai riti legati alla luna. il nome Arianrhod significa ''la ruota d'argento''
ovvero la Luna, e deriva dal termine gallese ‘’arian’’ che indica argento e da ‘’rhod’’
che significa ruota. Proprio a proposito delle nascite, le leggende popolari
riportano casi particolari. Si narra che a tutte le bambine che nascevano ad
ogni luna nuova venisse legato al polso un pezzo di stoffa argento, come
tributo alla dea e soprattutto per invocarne la sua protezione, affinché
crescessero in salute e bellezza.
I nidi di corvi
Eilan: L’incidente in cui muoiono i
genitori della protagonista non è inventato da noi autrici. Purtroppo nelle
zone rurali della Russia capita relativamente spesso che intere famiglie
vengano distrutte da tragedie simili. I nidi di corvi, numerosi nelle zone,
spesso intasano i camini delle dacie (abitazioni simili a villette) e delle
isba (abitazioni più povere tipiche dei contadini) e se non vengono notate e
prontamente rimosse, morire asfissiati è la naturale conseguenza.
I vampiri
Eilan: Irina
accenna alle leggende paurose sui vampiri del suo paese, in Russia queste
creature venivano chiamate Upyr che possedevano anche l’abilità di cambiare
forma, da umana ad animale. Le zanne di questi vampiri russi sono
particolarmente bianche, allungate e dure e sono in grado di fare a pezzi
qualsiasi materiale come anche i muri o il legno.
Upyr (fonte: Marika) |
Afanasiev (fonte: Marika) |
Cilbik e la strega
Eilan: Irina accenna alla storia di
Cilbik e della strega, è una favola complessa e piuttosto lunga, ma parla di
Cilbik, un ragazzo pigro e un po’ sciocco, che nel suo peregrinare con i due
fratelli maggiori nelle campagne incontrerà la strega. Prima saranno compagni
di avventure, ma dopo una serie di scoperte Cilbik ucciderà la strega e le
squarcerà la grossa e gonfia pancia, liberando così corvi, cani, uomini e i due
fratelli. Subito dopo le tagliò il mignolo dal quale scappò fuori la figlia del
re. Cilbik la sposò e tutto si risolse nel migliore dei modi.
Lara: Credo che un pò tutti abbiano sentito parlare di Baba Jaga, è la strega della mitologia slave e in particolar modo russa. Protagonista di alcuni racconti quali "La leggenda dei tre cavalieri" o "Vassilissa la bella" è una figura che a volte viene indicata come cattiva, altre invece come dispensatrice di consigli che però vengono pagati a caro prezzo. Viene rappresentata come come una vecchia che si sposta su un mortaio usando il pestello come timone, mentre la sua casa poggia su due zampe di gallina e le mura sono fatte di ossa.
Lara: Credo che un pò tutti abbiano sentito parlare di Baba Jaga, è la strega della mitologia slave e in particolar modo russa. Protagonista di alcuni racconti quali "La leggenda dei tre cavalieri" o "Vassilissa la bella" è una figura che a volte viene indicata come cattiva, altre invece come dispensatrice di consigli che però vengono pagati a caro prezzo. Viene rappresentata come come una vecchia che si sposta su un mortaio usando il pestello come timone, mentre la sua casa poggia su due zampe di gallina e le mura sono fatte di ossa.
San Totur
Eilan: Nei dialoghi tra Irina e Dima, il
ragazzo accenna a un santo: Totur. Nella cultura popolare, egli è il santo
protettore degli animali e si festeggiano ancora i tre giorni del Totur a fine
Gennaio. Nel caso di Dima, lo invoca dopo uno spavento, causato proprio da un
cane… non vi dirò altro o farei spoiler.
Marika: Tra i santi presenti nella tradizione russa ce ne sono tra i
molteplici e i più svariati. Attenzione quando si parla di santi, da non
confondere con le divinità. Tra essi ricordiamo Totur venerato dalle persone
dei piccoli villaggi e soprattutto dalle
popolazioni che vivevano in montagna. Lo adoravano prima di ogni battuta di
caccia per trovare cibo e per la protezione di animali domestici, come i greggi. Ne
invocavano la protezione da specie selvagge e dagli umani avari.
Vi è piaciuto questo viaggio nelle leggende e tradizioni
che ritroverete all'interno di Teufel, il diavolo?
che ritroverete all'interno di Teufel, il diavolo?
Vi piacerebbe vincere una copia cartacea del libro?
Ecco la domanda di questa tappa che vi poniamo Marika ed io
Conoscete leggende o tradizioni delle vostre città che si avvicinino a quelle sopra narrate?
Oppure ce ne è qualcuna a cui siete particolarmente legati e che ci volete raccontare?
Aspettiamo le vostre risposte siamo proprio curiose di conoscere qualcosa in più su di voi e sui luoghi dove abitate. Mi raccomando compilate il form sottostante
Appuntamento il 5 Agosto con il post finale
dove scoprirete chi si è aggiudicato una delle tre copie in palio su
dove scoprirete chi si è aggiudicato una delle tre copie in palio su
Sono tutte interessanti, fascinose, se mi soffermo a pensare a Baba Jaga mi viene in mente anche una puntata di un telefilm che seguo ("Lost Girl"). Proprio sulla figura della strega, ricordo una leggenda legata a "fata" Morgana, dalla quale si dà l'origine di un fenomeno "particolare": è un'illusione ottica nella quale le coste calabre e sicule sembrano essere a pochi centimetri di distanza. :) Lascio di seguito un piccolo riassunto della leggenda.
RispondiEliminaPrima della conquista di Messina il Gran Conte Ruggero d’Altavilla passeggiava, in un sereno giorno del 1060, lungo una spiaggia calabrese e osservando la costa peloritana. Il Normanno, soprappensiero, prosegue i suoi passi quando, improvvisamente, il tratto di mare davanti a lui comincia a ribollire e lentamente emerge dalle profondità marine una bellissima figura di donna che proprio qui, nello Stretto di Messina, ha il suo più splendido e ricco palazzo: è la Fata Morgana, sorella carnale di Re Artù d’Inghilterra. Ruggero la vede salire su un carro bianco e azzurro misteriosamente apparso, tirato da sette cavalli bianchi con le criniere azzurre; scalpitanti, i magnifici destrieri stanno per dirigersi verso sud quando la Fata, accortasi della presenza del Gran Conte, lo invita a salire sul cocchio per condurlo in Sicilia dove troverà un potente esercito pronto a combattere contro gli Arabi.
Morgana per tre volte agita nell’aria immota la sua bacchetta e scaglia in mare tre sassi bianchi. Nel punto dove essi si inabissano, appaiono sulla superficie dell’acqua, prodigiosamente, castelli, palazzi, strade, alberi e foreste; tutto sembra così vicino al punto tale da essere raggiunto con un piccolo salto. “Ecco la Sicilia! Raggiungi Messina e vi troverai un agguerrito e munitissimo esercito che ti consentirà di sconfiggere gli infedeli”.
Le leggende narrate del libro sono tutte molto affascinanti. A proposito del braccialetto di Irina, proprio ieri, leggevo sul web di un'antica leggenda celtica, la quale narra che portando un bracciale tempestato di campanelli e scuotendo il braccio il suono dei campanelli che ne deriva ricorda all'angelo custode di proteggere colui che indossa e scuote il braccialetto. Non so se sia soltanto una trovata accativante per vendere bracialetti vari, ma il tradizionale “chiama angeli” ha una storia molto lunga che risale ai tempi dell’antico Messico, quando era conosciuto come “Bola messicana”.
RispondiEliminaAll’interno di questo particolare ciondolo è presente un piccolo xilofono che produce un dolce scampanellio. Per gli antichi messicani questo mezzo avrebbe permesso un contatto con le divinità spirituali. Si crede allora che il proprio angelo custode senta il suono del ciondolo e rimanga quindi sempre vicino per proteggerci, come una madre fa col proprio figlio in grembo e successivamente fuori, lungo la strada della vita.
Questo tourblog incentrato su Teufel è davvero bellissimo! Ogni tappa è molto coinvolgente. Grazie per questa opportunità.
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Ciao! Tappa molto interessante!=)
RispondiEliminaMi piacerebbe tantissimo vincere questo libro visto che mi sto legando tantissimi ai personaggi durante questo BlogTour ç.ç
Io ho origini Russe ma non conosco moltissime leggende, purtroppo, ma sono nata in Romania, quindi ne racconterò una rumena (non è Dracula ahaha).
Molti conoscono la storia di Baba Dochia. (Baba significa Vecchia)
Un giorno, a causa del grande caldo, lasciò cadere in un fiumi tutti i cappotti che indossava (erano 12 se non mi sbaglio) .Però, appena svestita, iniziò una grande freddo e gelo e purtroppo Baba Dochia fu congelata. Questo successe perché Baba Dochia si comportava male con la nuora, infatti un giorno la mandò al fiume, nonostante il grande gelo all'esterno, per lavare un gomitolo nero fino a farlo diventare bianco. Ma la nuora era in grande difficoltà a causa di tutto quel freddo, così Gesù fece crescere a terra un fiore che aveva il compito di riscaldarla. La nuora tornò a casa con il gomitolo bianco,e Baba Dochia, anche se non la credette, uscì con il suo pascolo pensando che la primavera fosse già arrivata (visto che secondo il racconto della nuora era sbocciato un fiore), ma fu ingannata e quindi venne congelata.
E' una leggenda mooolto diffusa in Romania, infatti è una delle poche che conosco..ahaha!
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Non so cosa dire in proposito ,riguardo a leggende e mitologie non sono molto informata mi spiace tabula rasa comunque mi piace scoprire nelle letture leggende e usanze di cui non ho conoscenza e ho apprezzato teufel anche per questo motivo.L'unica leggenda popolare di cui io abbia mai sentito parlare nel mio paesello sono i bambini nati con la camicia e da ragazzina questi racconti mi inquietavano molto
RispondiEliminaWow *^* questa tappa è stata fantastica. Non vedevo l'ora di poter sapere qualcosa in più sulle leggende. Grazie mille. Anche io voglio un braccialetto rosso ora ahah :P Se voglio il libro in cartaceo di Teufel? Certamente si, incrocio le dita. Per quanto riguarda le leggende... in puglia è molto diffusa la leggenda riguardante i Munachicchi, ovvero spiritelli dispettosi dal berretto rosso, che si dice disturbassero i sogni dei contadini. Secondo la leggenda lo spiritello è il custode di tesori sotterranei e ne rivela la presenza solo a chi riesce a rubargli il berretto rosso. :D
RispondiEliminaBellissima tappa e le precedenti perche' ci porta ancora piu' nella profondita' e mell' anima di questo romanzo.Questa tappa e' meravigliosa amo le leggende le storie che ogni posto porta con se'. Ma ahime sinceramente son una frana in storie particolari. Io vengo da un paesello della provincia di Brindisi che si narra di classiche storie di famtasmi o morti che ti parlano. E il classico spauracchio o omino con un cappello e dagli occhi rossi che lo chiamavano in forma dialettale raulo e che faceva la sua comparsa di notte e ti bloccava nel letto togliendoti il respiro e l' unico modo per riuscire a mandarlo via e liberarsi era togliergli il capello.Io da piccola ci ho creduto e non nego che anche adesso da adulta... Un pochino ancora.:-D
RispondiEliminawow tappa molto importante perchè ci svela i retroscena e le leggende del libro, ogni paese in effetti ha le sue leggende che permeano la vita popolare purtroppo si stanno un pò perdendo e questo porta anche a una perdita dell'identità della tua storia culturale ma il progresso purtroppo si paga......
RispondiEliminase vorrei vincere il libro ma come noooooo, tratta argomenti che a me piacciono moltissimo... la natura gli animali le leggende e chi più ne ha ppiù ne metta... sicuramente un libro da non perdere chissà.....
in quanto alle leggende di Venezia visto che io sono veneziana la più romantica è quella del boccolo (bocciolo di rosa rossa) che i veneziani donano alla loro fidanzata o moglie il 25 Aprile questa usanza si basa sulla storia di due giovani una ricca e un povero eccola:
Nella seconda metà dell'Ottocento la figlia del Doge Orso , Maria, amava, ricambiata, un giovane di umili origini, un certo Tancredi. Il Doge ovviamente non approvava la relazione, così la fanciulla consigliò all'amato di andare a combattere contro i Turchi per nascondere la propria condizione con la gloria delle imprese, e poter così diventare un buon partito agli occhi del padre. La fama di Tancredi fece il giro del mondo, il giovane si distinse valorosamente in guerra, ma fu ferito mortalmente e cadde su un roseto. Prima di morire però affidò all’amico Orlando un bocciolo tinto del rosso del suo sangue perché lo consegnasse alla sua amata come estremo pegno d’amore. Il 25 aprile, il giorno dopo aver ricevuto da Orlando il messaggio d’amore dell’innamorato, Maria fu trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto. Da allora, il 25 aprile la tradizione vuole che lo stesso omaggio sia ripetuto dai veneziani perché ognuno di essi possa esprimere i propri sentimenti alla persona amata.
come potete vedere la storia d'amore è anche tragica, ma l'amore non sempre soprattutto in quei tempi era una cosa da vissero felici e contenti...
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alla prossima tappa e buona fortuna a tutte
è bellissimo scoprire di più sulle storie che ci sono nel romanzo, mi ha stupita molto sopratutto sapere la cosa dei nidi di corvi. Che tristezza... ovviamente le popolazioni sono contadine e deve essere particolarmente dura la vita con il freddo delle zone e tutte queste difficoltà. Leggende del mio paese. Io so solo quella delle streghe che vengono di notte e ruba l'anima agli uomini mentre dormono, ma solo uomini non alle donne. Hanno un nome particolare mi sembra lamie, ma non sono sicura. Invece mio marito, che è marocchino, mi racconta storie mostruose sugli abitanti dei deserti che mangiano i bambini. Bleah!
RispondiEliminaGiusto Eleonora, nell'antichità classica le Lamie erano viste come le versioni femminili e antiche di Dracula. Loro si nutrivano di sangue di giovani uomini...! =)
Eliminawow ma che meravigliaaaaaaaaaaaa voglioooooooooooo Eilan miticaaaaaaaaaaaa stupende tappe siete grandi XD
RispondiEliminaTappa bellissima *____________* io adoro le leggende !!! Vi lascio una leggenda della mia città Firenze. Si chiama
RispondiEliminaLA FINESTRA SEMPRE APERTA : Due sono i palazzi patrizi che si affacciano su piazza della Santissima Annunziata; quello di destra, guardando verso il cupolone del duomo che si intravede da Via de' Servi, è l'attuale palazzo Budini-Gattai, anticamente meglio conosciuto come Palazzo Grifoni, dal nome della famiglia che lo costruì e lo abitò per diversi secoli. L'ultima finestra in alto, al secondo piano, rimane con le porte chiuse ma con le portelle sempre aperte, di modo che un osservatore dall'interno della stanza possa sempre ammirare la piazza.
Si narra infatti che alcuni secoli or sono una bellissima fanciulla andasse in sposa ad un Grifoni; la giovane si trasferì ben presto nel palazzo per seguire il marito, di cui era innamoratissima e felicemente ricambiata.
Ma la felicità dei due sposi non durò che pochi mesi; il giovane Grifoni venne infatti richiamato alla guerra insieme ai rampolli di tutte le famiglie nobili e patrizie fiorentine.
Un triste giorno la bella fanciulla diede un ultimo saluto in lacrime al suo sposo proprio da quella finestra e lo vide allontanarsi a cavallo, armato di tutto punto, con il fido scudiero al fianco che teneva lo stendardo dorato con il grifone nero ed il lambello rosso, simbolo della famiglia.
La giovane sposa era solita passare gran parte del suo tempo cucendo e ricamando seduta sulle panche di pietra poste accanto alla finestra, da cui ogni tanto lanciava uno sguardo sulla piazza in attesa del ritorno del marito.
I giorni passavano e dello sposo non si avevano notizie e del resto non erano troppo buone le voci sull'andamento della guerra che i mercanti ed i pellegrini portavano in città; ma lei non disperava e attendeva pazientemente affacciandosi di tanto in tanto alla finestra.
Passarono i mesi, poi gli anni, la donna, ormai non più giovane, si rassegnava ogni giorno di più ma non disdegnava di trascorrere buona parte del suo tempo seduta a quella finestra nel ricordo della breve felicità vissuta con il suo sposo. Ormai vecchia, il suo passatempo preferito era quello di osservare il mondo da quella finestra, i bambini che giocavano in piazza, i mercanti che vendevano le loro mercanzie sotto i portici, i contadini che andavano al mercato con i carri, ma il suo ricordo andava sempre a quel cavaliere armato che partiva, a quello stendardo.
Morì proprio in quella stanza e quando portarono via il suo corpo qualcuno volle chiudere la finestra; si scatenò il putiferio: libri che volavano, mobili che traballavano, lumi che si spegnevano, quadri che cadevano, suppellettili che si spostavano! I parenti ebbero molta paura, ma non appena la finestra fu riaperta tutto tornò tranquillo e da allora la finestra è rimasta sempre così, con uno spiraglio che permette in ogni momento di poter guardare la piazza.
Bellissima tappa è molto interessanti le leggende che avete raccontato. Io sono di Venezia ma conosco nulla o quasi delle leggende della mia città e nessuno me le ha mai raccontate. Comunque non vedo ora di leggere Teufel, mi avete incuriosito. L'ho preso in ebook da Amazon ma mi piacerebbe molto averlo in cartaceo. Adoro Eilan e il suo modo di scrivere. Condivido su fb e google+
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EliminaOrianna te ne dico una io su Venezia. La storia narra di una ragazza turca, di nome Selima, che fu uccisa dal suo promesso sposo, il turco Osman, quando scoprì che la fanciulla aveva sposato un altro uomo pensando che lui non facesse ritorno dal viaggio in patria volto ad informare la famiglia riguardo le nozze. Nel luogo del delitto, cioè in calle delle Turchette nel sestiere di Dorsoduro, pare che il fantasma della fanciulla compaia nelle notti di luna piena, ancora alla ricerca dell'uomo che le tolse la vita. Poco felice, ma almeno conosci un pezzetto di Venezia! =)
EliminaCiao orianna che bello sapere che anche tu sei di VENEZIAwowowowow
EliminaTappa estremamente interessante, di grande fascino!
RispondiEliminaUna leggenda che mi ha sempre affascinata fin da ragazzina è la storia del barone Corvo de Corvis che viveva nel castello di Roccascalegna in Abruzzo. Si dice che introdusse lo ius primae noctis nel lontano 1646, in pratica le spose novelle dovevano passare la loro prima notte con il signorotto. A quanto pare un marito geloso si travestì da sposa e si introdusse nelle sue stanze e lo accoltellò, uccidendolo. Nel morire il barone lasciò l'impronta della propria mano insanguinata sul muro e questa impronta vi rimase fino al crollo del torrione nel 1940.
Non partecipo all'estrazione, ma propongo una leggenda anche io. Nel mio paese sono state ritrovate delle piccole cavità poste nella parte alta delle pareti di alcuni muri. Vengono nominate ''Camarelle delle fate'' perché stando alle credenze popolari, di notte all'interno di quelle cavità comparivano piccole luci azzurre, si presuppose così che si trattasse di esseri fatati rifugiati nel nostro paese...! =)
RispondiEliminaBellissima tappa. Leggere di leggende e tradizioni mi ha sempre affascinato poichè è come se fosse la storia passata di popoli che vive ancora nella voce e nella memoria di tutti. Purtroppo io vivo in un paesino vicino Roma in cui non succede quai mai niente e in cui non ci sono leggende fiche da raccontare.
RispondiEliminaInvece, una leggenda a cui sono affezionata e che non perdo mai di rileggere e quella dei "Doni della Morte" narrata in Harry Potter. La trovo una leggenda, anche se inventata, bellissima e piena di significati e insegnamenti.
Ecco la leggenda che adoro fin da bambina, inerente un lago vicino che in pasato in estate si colorava di rosso grazie ad un'alga.
RispondiEliminaSecondo una leggenda del mio paese, anticamente viveva nella zona la principessa Tresenga, figlia dell'ultimo re di Ragoli: essa veniva chiesta in moglie da molti pretendenti, ma ella li rifiutò tutti. Uno di loro, Lavinto re di Tuenno, non si rassegnò e quando le sue offerte vennero respinte per l'ennesima volta mandò un esercito contro Ragoli nel tentativo di indurre Tresenga a più miti consigli. Il caso volle che né lei, né il suo popolo, volessero essere sottomessi dall'arrogante re e, pur inferiori in forza e numero, risposero all'attacco; la principessa stessa non si tirò indietro e marciò alla testa della sua gente. La battaglia ebbe luogo sulle rive del lago e vide i paesani di Ragoli soccombere sotto i colpi dei soldati di Tuenno. Tresenga alla fine trovò la morte per mano di Lavinto, che la uccise con un colpo di spada. Alla fine della giornata il lago era rosso per il sangue dei morti e si dice che sia per questo che ancora oggi si colora, per ricordare il coraggio degli abitanti di Ragoli e della loro principessa che ancora oggi, la notte, si siede sulle rive del lago a piangere per la sorte della sua gente.
Grazie a tutti per aver partecipato numerosi! E' stato bellissimo leggere le vostre leggende e tradizione e vedere come alcune si differenziano solo per piccoli particolari! Spero continuerete a farmi compagnia e in bocca al lupo, o a Teufel! ;)
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